Swing Angel 03 Via Crucis – V Stazione
di Fabrizio Borelli
Molti anni fa venne diagnosticata a mia figlia, la minore, una scoliosi grave. L’immagine radiografica della sua schiena ritorta colpì la mia coscienza di padre e la mia immaginazione. Quella figura a forma di “esse” sarebbe stata l’inizio di un percorso doloroso, arduo e riparatore, ma fu anche un lampo di stupore estetico.
L ‘inquietudine e al tempo stesso l’incanto, di fronte alla natura che obbliga un corpo a torcersi senza ragioni apparenti, significarono la percezione di una forza misteriosa e primitiva, più forte di tutto, la forza vitale di un’anima.
Le immagini diagnostiche -che sono la materia prima del ciclo degli angeli e di altri cicli di opere – rappresentano forme e strutture che fanno parte della nostra memoria profonda di esseri umani, icone della nostra fisicità, segni certi dell’essere o dell’essere stati in vita. Impronte resistenti alla nostra vulnerabilità delle nostre vite terrene.
Gesù viene spogliato delle sue vesti e accetta, di nuovo, la condizione dell’uomo caduto, vulnerabile. Si carica delle sofferenze degli svantaggiati, degli espulsi, dei malati, e ci invita così al rispetto dell’uomo, in qualsiasi condizione egli si trovi a vivere. Gesù senza vesti ci racconta il disagio dell’esclusione e della malattia e ci aiuta a riconoscere che la privazione è sì sofferenza, ma può essere avvicinamento alla verità del nostro essere.
Più di una volta, nella mia vita, ho sentito, ho percepito di essere accompagnato da un angelo. L’incontro con la malattia di mia figlia, che più di me stesso mi è cara, mi fece riconoscere una verità della mia vita, una verità che non voglio dire, e l’angelo mi accompagnò fino al punto di prenderne in parte il carico, della malattia, del mio e del nostro malessere, rendendolo in qualche modo affrontabile, disinnescandolo. Provo un particolare affetto per le figure angeliche, quell’affetto che consente di prendersi qualche libertà, sapendo di trovare, dall’altra parte, pazienza e indulgenza.
Questi miei angeli, nella loro sembianza, assimilano i segni della nostra fragilità di esseri umani, forse la conseguenza del loro essere intermediari certi tra noi e il Divino.
Swing Angel è un Angelo contemporaneo, fatalmente diverso dagli Angeli della tradizione. Singoli elementi compongono la figura: una radiografia, un’ala dal segno fumettistico, una mano scheletrita. L’origine non realistica -in senso stretto dei materiali e la composizione della forma rimarcano l’estraneità tra gli elementi accorpati. L’accostamento dei colori (colori digitali, difficilmente rintracciabili in natura) – il rosso (primario) e il verde (che comprende i primari giallo e blu) – insieme alla campitura scurissima dello sfondo, concorre all’intensificazione del contrasto.
Swing Angel, tuttavia, di fatto composto di elementi estranei all’iconografia angelica convenzionale, come i suoi fratelli della serie ANGELI, assume, proprio e solo nell’assemblaggio, forma, senso, connotazione di Angelo. Un Angelo che spunta da una parte dimenticata della nostra coscienza.
[mt_gallery type=”standard” ids=”2186,2165,2166,2167,2168,2169″]