Uomini e recinti
Da: il Manifesto, 3 ottobre 1979
Tommaso di Francesco
I soliti lavori stradali in una piazza Romana: buche, operai, martelli pneumatici, traffico. All’improvviso una banda musicale, un corteo che suona, canta e strilla e allora gli operai fermano i martelli pneumatici, il traffico si blocca e tutti dalla piazza corrono a vedere che cosa succede.
Ha inizio così la rappresentazione pubblica degli uomini e delle donne ricoverate a Santa Maria della Pietà che stavolta vanno a leggere le loro poesie nel teatro Argentina, la sede ufficiale del Teatro di Roma.
L’iniziativa, che è cominciata il 28 settembre e si concluderà, in giro per tutta la città, il 27 ottobre, un intero mese, si chiama Uomini e recinti ed è convocata con un sottotitolo scritto da un anonimo «recintato» che dice così.
«Le reti del manicomio sono quelle che più risaltano agli occhi, ma cosa dire delle reti che tengono imprigionato l’uomo fuori dal manicomio. E chi aspettiamo a romperle? Aspettiamo forse di non avere più la forza di farlo?». Promotori sono l’Assessorato alla Psichiatria e alla Cultura della Provincia e il Comune di Roma; un centinaio i ricoverati che partecipano alla lettura di poesie e agli happening. Insieme ad essi decine di giovani venuti a partecipare quasi in silenzio, un silenzio compiaciuto. I microfoni sono quattro, ma subito ci si accorgerà che non bastano. Tutti vogliono salire, partecipare, leggere poesie, raccontare la propria esperienza manicomiale. Inoltre, per tutto il periodo delle letture, ci sarà un vero e proprio museo degli orrori, il letto di contenzione, l’elettroshock, la camicia di forza che viene fatta provare a tutti i presenti […]